Orlando Urbano, ex calciatore del Chiasso, segue da tempo per il Sindacato dei giocatori, assieme all’Ocst, il caso dei rossoblù. Dopo il fallimento è arrivata un’insinuazione di credito presso l’Ufficio esecuzione e fallimenti. Che qualcosa non fosse chiaro lo si era capito da mesi: addirittura, ci spiega, è stato sollecitato da alcuni giocatori già lo scorso agosto – quando alla guida del club subentrò la D&C Holding – più che altro per tecnicismi legati ai contratti. Ma un clima di scarsa fiducia, fra i dipendenti, già regnava. Da settembre i calciatori non hanno mai ricevuto stipendi. Ora si sta aprendo il vaso di Pandora, con indennità di malattia e infortunio incassate dal club e mai versate ai giocatori, idem per gli assegni familiari.
«Ogni giocatore ha agenti e procuratori di riferimento, che si rivolgevano ai dirigenti del Chiasso, i quali fornivano la loro versione. Noi, una volta contattati, siamo intervenuti con lettere ben chiare, in cui chiedevamo il versamento dei salari e la salvaguardia del posto di lavoro». Il compito di Urbano era difendere gli interessi dei calciatori, non puntare il dito sulla gestione societaria. Altri, però, avrebbero potuto intervenire. Urbano accusa in un certo senso la Erste Liga. «Abbiamo segnalato alcuni casi, compreso quello del Chiasso. Serve un organo di controllo come quello che esiste per Super e Challenge League. Quel che è successo è vergognoso, e non si deve ripetere: c’erano giocatori che non potevano più fare la spesa al supermercato».
Alle sollecitazioni, il sindacato non ha mai ottenuto risposta. Nessuna replica nemmeno quando sono entrati in scena i potenziali investitori spagnoli, e così il sindacato – assieme a Guido Turati (commissario scelto dal pretore nelle settimane che decisero il destino del club) – ha chiesto un incontro per “proporre un piano finanziario a tutela dei calciatori”. I quali, secondo lui, «hanno sperato in un acquirente serio e in un’impresa sportiva che sarebbe stato bello raccontare. Ora sono delusi e arrabbiati».
Si cercano soluzioni
Alcuni di loro hanno trovato squadra: per chi è tornato in Italia, il sindacato è in contatto con l’Associazione calciatori. «Il presidente Calcagno li sta aiutando nella gestione, è un caso sui generis perché il fallimento è arrivato dopo la chiusura del mercato. Si sta cercando di permettere ai giocatori di trovare una squadra in deroga. Altrimenti, sarebbero costretti a stare fermi fino a giugno, e ciò sarebbe un enorme danno: economico, ma anche di carriera».